Il porno crea dipendenza?

By: Antonio Prunas
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Il porno crea dipendenza?
Con l’avvento di internet, la pornografia è divenuta di facile accesso per chiunque e l’aumento della domanda ha aperto la possibilità di differenziare enormemente i contenuti disponibili. Come risultato, è aumentata anche la preoccupazione che la fruizione di materiale pornografico potesse andare “fuori controllo”, comportare rischi e danni per gli utenti (disfunzioni sessuali, perdita del desiderio, conflitti nelle relazioni) o configurare un vero disturbo psichiatrico. Ma cosa c’è di vero in tutte queste preoccupazioni? Il porno crea dipendenza?
L’avvento di Internet ha determinato una crescita esponenziale nella fruizione di materiale pornografico e le statistiche ufficiali del solo sito Pornhub – relative all’anno 2019 – parlano di un totale di 42 miliardi di visite, con una media di oltre 80.000 visitatori al minuto.
Come sempre succede per la sessualità, si sono registrati vari tentativi di “controllo” di queste pratiche attraverso un veto di tipo morale o una loro patologizzazione.
In particolare, hanno avuto notevole diffusione nei media alcuni falsi miti sulla pornografia. Purtroppo essi assurgono troppo spesso a verità scientifiche anche per molti professionisti della salute mentale.
I più diffusi falsi miti sulla pornografia sono i seguenti:
- la pornografia crea dipendenza;
- la pornografia alimenta la misoginia e la violenza contro le donne;
- la pornografia induce a mettere in atto comportamenti sessuali a rischio;
- la pornografia è responsabile di un’epidemia di disfunzione erettile;
- la pornografia è causa di conflitti nelle relazioni e del loro scioglimento.
Cerchiamo di analizzarli brevemente uno dopo l’altro per capire cosa ci sia di vero.
Falso mito 1: Il porno crea dipendenza
Diverse “etichette” diagnostiche sono state introdotte per riferirsi all’uso fuori controllo di materiale pornografico: ipersessualità, disturbo da comportamento sessuale compulsivo, dipendenza sessuale.
Attualmente, l’ICD-11 prevede la diagnosi di “Disturbo di ipersessualità” che, tra le sue manifestazioni, può avere anche un ricorso eccessivo alla pornografia.
Il paradigma della dipendenza è certamente quello che ha fatto più presa nell’immaginario collettivo. Questo paradigma associa il ricorso a materiale pornografico alla dipendenza da sostanze psicoattive (alcol, cocaina ecc.)
Tuttavia, gli studi disponibili non confermano che il sesso si associ ai meccanismi chiave della dipendenza quali l’escalation nell’uso, il craving, l’astinenza o la tolleranza.
Per quanto non si possa escludere che, per alcune persone, il ricorso a materiale pornografico possa configurare un problema clinico, allo stato attuale delle conoscenze, il ricorso eccessivo a materiale pornografico non può essere considerato una dipendenza.
La risposta definitiva quindi è: il porno NON crea dipendenza.
Falso mito 2: la pornografia alimenta la misoginia e la violenza contro le donne
Ancora una volta, la ricerca ci mostra una realtà molto diversa.
Il ricorso al porno risulta infatti associato ad atteggiamenti positivi verso le donne e non negativi. Le persone che hanno visto film per adulti nell’ultimo anno sono con maggiore probabilità più fortemente sostenitori della parità di genere (Kohut et al. 2015).
Il ricorso al porno risulta inoltre predittivo di un minor rischio di violenza contro le donne, plausibilmente a causa di un possibile effetto «catartico» (Ferguson & Hartley, 2009)
Falso mito 3: la pornografia induce a mettere in atto comportamenti sessuali a rischio
I dati della ricerca non confermano le attese che gli utilizzatori del porno NON usino il preservativo o abbiano un numero più elevato di partner sessuali.
Al contrario, ricorrere a materiale pornografico avrebbe effetti benefici sulla sessualità, come essere più fantasiosi e desiderosi di provare cose nuove a letto (Lehmiller, 2018).
Falso mito 4: la pornografia è alla base di un’epidemia di disfunzione erettile
Studi recenti hanno messo in discussione il concetto di «disfunzione erettile indotta da materiale pornografico» escludendo la presenza di differenze tra uomini che guardano porno massicciamente e uomini che non ne fanno ricorso.
Inoltre l’esposizione al porno NON si associa a una desensibilizzazione agli stimoli erotici. Questo significa che guardare film pornografici non rende meno attraenti, per un effetto di abituazione, gli stimoli sessuali che abbiamo intorno a noi.
Più in generale, una rassegna recente della letteratura ha concluso che, allo stato attuale delle conoscenze, “non ci sono evidenze che la pornografia possa indurre disfunzione erettile o eiaculazione ritardata”.
Falso mito 5: la pornografia è causa di conflitti nelle relazioni.
Anche in questo caso, le ricerche recenti sembrano contraddire i luoghi comuni.
Le coppie che guardano insieme film pornografici risultano più soddisfatte della loro vita sessuale, in quanto questa attività è in grado di portare novità nel rapporto (Frederick et al., 2017).
Altri studi hanno messo in evidenza che l’utilizzo in coppia della pornografia risultava associato ad alti livelli di soddisfazione per la relazione in entrambi i partner.
E le donne?
Le ricerche disponibili sull’uso del porno si concentrano principalmente sugli uomini e su effetti negativi. Plausibilmente ciò riflette gli stereotipi che vedono le donne meno interessate a questo genere di attività.
In realtà, i dati già citati di Pornhub mettono in luce chiaramente che circa il 30% del traffico sul sito è riconducibile alle donne.
In una ricerca recente, il maggiore ricorso al porno durante la masturbazione femminile era associato a minori difficoltà nell’eccitazione e nel raggiungimento dell’orgasmo, maggiore piacere e a una percentuale più alta di masturbazioni che culminavano nell’orgasmo. La frequenza di ricorso al porno non aveva alcun effetto sulla soddisfazione per la relazione o sulla soddisfazione per la sessualità di coppia.
Alcuni dati, infine, suggeriscono che il porno potrebbe rivelarsi uno strumento educativo per le donne!
In uno studio su 68 studentesse universitarie, l’esposizione a film pornografici in cui si mostrava la stimolazione del clitoride nel rapporto aumentava la possibilità che questa pratica fosse integrata attivamente nel proprio repertorio sessuale (Kohut et al., 2013).
Conclusioni
La ricerca scientifica mostra che gran parte della demonizzazione della pornografia non sia supportata da evidenze.
Anzi, a ben guardare la letteratura si potrebbe concludere che gli effetti positivi della pronografia surclassano di gran lunga quelli negativi!