Il ciclo della risposta sessuale umana

Il ciclo della risposta sessuale umana

Le scoperte di Masters & Johnson e il loro “ciclo della risposta sessuale umana” sono state di tale impatto da aver preso piede anche nell’immaginario collettivo. Oggi molte persone, anche non addette ai lavori, conoscono bene il loro modello a quattro fasi. Spesso però non siamo perfettamente consapevoli delle problematiche (fino a vere e proprie disfunzioni) che possono derivare da una sua lettura troppo “rigida”. Diverse altre studiose hanno contribuito, nel tempo, a integrare e rivoluzionare il modello per renderlo veramente inclusivo e universale.

Il debito nei confronti di William Masters e Virginia Johnson su ciò che sappiamo della risposta sessuale umana è incommensurabile. Attraverso i loro studi pioneristici condotti negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, i due sessuologi hanno letteralmente squarciato la coltre di mistero che avvolgeva, fino a quel momento, l’esperienza sessuale dell’uomo e della donna.

Molte delle loro scoperte sono tutt’oggi delle verità scientifiche. Tuttavia, nel corso degli anni successivi, altri contributi hanno avuto il merito di colmare i pezzi del puzzle mancanti, con implicazioni molto rilevanti per la sessualità della coppia e, più in generale, sul modo in cui intendere la sessualità.

La portata delle osservazioni di Masters e Johnson è stata tale che il ciclo della risposta sessuale umana, da loro introdotto, è ben noto anche al pubblico di non addetti ai lavori. Secondo questo modello, la risposta sessuale umana si articola in un ciclo a quattro stadi: eccitazione, plateau, orgasmo e risoluzione. In parole povere, il ciclo inizia con l’erezione del pene o la lubrificazione vaginale che, mantenuti e alimentati nella fase di plateau, portano al raggiungimento dell’orgasmo, per poi finire nella risoluzione.

Che cosa manca a questo modello?

Detto in poche parole, per molte persone il sesso non funziona così, o almeno non tutte le volte! Il rischio è che, se questo modello viene assunto come universale, chi non ci si rispecchia può ritenersi “sbagliato”, diverso o, nei casi peggiori, persino malato. Ad esempio, qualcuno potrebbe arrivare a credere di “dover” desiderare di fare sesso più spesso, di “dover” avere un’erezione e mantenerla in modo automatico e istantaneo, di “dover” sempre raggiungere l’orgasmo per poter “chiudere il ciclo”. Se questo non si verifica si può pensare di aver “fallito” o di non essere come tutti gli altri.

Tutti questi “doveri” pongono un carico inutile e dannoso sulle spalle di chiunque si accosti alla sessualità, contribuendo anche a causare disagio. Alcuni autori hanno parlato, a questo proposito, di “tirannia dell’orgasmo”. La verità è che è del tutto normale che il sesso possa avere differenti ritmi, traiettorie, evoluzioni ed esiti.

Per rispondere a tutti questi limiti, più di recente il modello originario è stato integrato di altre componenti che cercano di riflettere, in maniera più accurata e inclusiva, le esperienze sessuali reali delle persone, aprendo la strada a un piacere sessuale pieno e autentico.

Contributi più recenti: Kaplan, Basson

A Helen Singer Kaplan si deve l’aggiunta del “desiderio” al modello originario. Secondo la Kaplan, il desiderio è una componente che non può essere data per scontata, in quanto potrebbe essere assente per i più disparati motivi (troppi pensieri, stanchezza ecc. ecc.). Introdurre questo elemento ha spostato l’attenzione delle sulla necessità di impegnarsi attivamente per alimentare il desiderio l’uno dell’altra. Non bisogna cioè necessariamente aspettarsi che il nostro partner abbia sempre voglia e sia sempre pronto/a a gettarsi a copofitto in un rapporto sessuale travolgente.

Ricerche successive, in particolare quelle condotte dal gruppo di Rosemary Basson, hanno messo in evidenza che per alcune persone (in particolare donne impagnate in relazioni a lungo termine) l’esperienza del desiderio segue l’eccitazione. In altre parole, il non essere dell’umore giusto per alcune donne non costituisce necessariamente un ostacolo, in quanto l'”appetito vien mangiando”.

Joann Lulan e il suo “ciclo che non è un ciclo”

A Joann Loulan (per quanto sia decisamente meno conosciuta al grande pubblico) si devono altre importanti integrazioni. Il suo modello prevede, come step iniziale, la “disponibilità”, piuttosto che il desiderio. I sei elementi costitutivi del suo modello sono i seguenti: disponibilità, desiderio, eccitazione, risposta genitale, orgasmo e piacere. Non è previsto che questi elementi si susseguano in un particolare ordine e non è neppure previsto che debbano necessariamente manifestarsi affinché il ciclo si possa considerare completo.

La “disponibilità” è una componente mentale, psicologica, che implica la scelta, soggettiva e ponderata, di impegnarsi in un’attività sessuale con un’altra persona. Il “desiderio” (cioè la voglia di sesso), può verificarsi dopo la disponibilità (o prima di essa oppure può non presentarsi affatto). L’“eccitazione” riguarda l’attivazione emotiva che può, come no, essere allineata alla risposta periferica, genitale. L’“orgasmo”, come qualsiasi altra componente del modello, può anche non esserci, ma questo non costituisce assolutamente un problema o una disfunzione. L’ultima componente, il piacere, ridimensiona l’importanza dell’orgasmo, sottolineando che l’esperienza può essere gradevole e appagante anche senza un amplesso.

Take-home message

Togliamoci dalla testa vecchi modelli antiquati che limitano la nostra libertà e la nostra spontaneità. Il sesso è e dovrebbe essere sempre puro divertimento e piacere. Perseguite tutto ciò che è piacevole per voi e per il/la vostro/a partner e ciò che è funzionale a cementare la connessione emotiva tra voi.

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