Come scegliere un* sessuolog*?

Come scegliere un* sessuolog*?

“Come scegliere un sessuologo?” Spesso mi viene chiesto quali elementi dovrebbero essere considerati nella scelta di un/a professionista a cui rivolgersi per un consulto o una terapia sessuale. L’offerta disponibile è oggi molto ampia e potrebbe non essere così semplice destreggiarsi in questo mare magnum. A complicare ulteriormente le cose c’è il fatto che la professione di sessuologo non è riconosciuta o normata e chiunque può “spacciarsi” per terapeuta sessuale, anche senza aver ricevuto la benché minima formazione in materia. Di seguito riporto alcune mie riflessioni sul tema. 

come scegliere un sessuologo
Scegliere il/la professionista giusto può essere più complesso di quanto possa apparire.

Dedicare alla scelta il giusto tempo

Il primo elemento che ritengo importante sottolineare è che la scelta di un/una terapeuta richiede tempo.

Spesso, tuttavia, chi desidera intraprendere un percorso terapeutico, nel momento in cui giunge a prendere la decisione, vuole iniziare quanto prima, senza perdere ulteriore tempo. Ciò è particolarmente vero per le problematiche di natura sessuologica in cui, una volta vinte le numerose resistenze che all’inizio possono ostacolare la richiesta di aiuto, i pazienti mostrano classicamente “molta fretta” che il problema venga risolto definitivamente e in tempi rapidi.

Non basarsi solo su criteri di “comodità”

Spesso mi capita di sentire dai pazienti che il precedente terapeuta cui si erano rivolti era stato scelto per praticità, perché aveva lo studio nello stesso palazzo o a pochi metri di distanza.

Chiaramente, questo non può essere il principale (né tantomeno l’unico) criterio rilevante da tenere in considerazione nella scelta! Potrebbe valere la pena fare qualche kilometro in più e trovare un professionista più adatto alle nostre esigenze o competente sulle nostre problematiche.

Infine, oggi molti professionisti sono disponibili a svolgere le sedute online, rendendo possibili consulti anche a centinaia di kilometri di distanza.

Uomo o donna?

Si tratta di una domanda non irrilevante ed è in genere la prima che rivolgo a chiunque mi chieda un consiglio su un collega o una collega a cui rivolgersi. Soprattutto quando l’oggetto della consultazione riguarda problematiche sessuali, potrebbe essere utile chiedersi preventivamente se ci sentiremmo più a nostro agio con un professionista o una professionista.

Altri aspetti da considerare, che per alcune persone possono essere molto rilevanti nella scelta, sono il fatto che condivida il nostro stesso background religioso o etnico. Persone molto religiose, ad esempio, possono sentirsi molto più a loro agio con un professionista che condivida lo stesso credo o faccia parte della stessa comunità.

Raccogliere informazioni e chiedere dettagli

Un primo passo essenziale è un’attenta lettura del sito web del/della professionista.

All’interno del sito dovrebbero essere chiaramente riportati dettagli specifici sul percorso formativo in sessuologia che il/la professionista ha compiuto. L’assenza di questo tipo di informazione potrebbe già costituire motivo per dubitare della sua competenza in materia.

E’ necessario inoltre tenere presente che, secondo gli standard più diffusi in Europa, la formazione in sessuologia clinica dovrebbe prevedere almeno un monte-ore di 400 ore di formazione teorico-pratica. Percorsi più brevi (come corsi online) non garantiscono in genere standard formativi adeguati.

Infine, soprattutto se ci muoviamo nell’ambito delle terapie sessuali propriamente dette, sarebbe auspicabile che il professionista avesse completato anche una formazione almeno quadriennale in psicoterapia, di qualsiasi orientamento teorico.

Vale inoltre sempre la pena accertarsi che il/la professionista, se psicolog*, risulti regolarmente iscritt* all’albo professionale. Questa operazione richiede solo pochi secondi, è sufficiente consultare questa pagina.

Consulti iniziali con più collegh*

Idealmente, quanto fin qui detto dovrebbe portare a identificare una rosa di 2-3 professionist* a cui sarà possibile richiedere un primo colloquio conoscitivo.

Questa possibilità fornisce molte informazioni utili che vanno oltre la lettura del CV o della pagina web. Avrete la possibilità di capire se si tratta di una persona che vi mette a vostro agio, con la quale siete in sintonia, con cui vi è più o meno facile “venire al dunque” e parlare con serenità del problema che vi porta in consultazione. Tutte queste informazioni “di prima mano” hanno un valore inestimabile. 

Mi capita di ascoltare pazienti che mi raccontano di aver iniziato percorsi di psicoterapia con colleghi o colleghe che, fin dall’inizio, non hanno fatto loro una buona impressione, sperando però che le cose potessero cambiare col tempo. Questo, tuttavia, in genere non succede. Anzi, spesso ci si ritrova “incastrati” nell’idea di dover necessariamente continuare quel percorso perché oramai c’è stato un investimento economico, ormai abbiamo condiviso molti dettagli della nostra storia e, cambiare professionista, implicherebbe ricominciare tutto da capo.

Attenzione alle aree specifiche di competenza

Un ulteriore aspetto che mi sta particolarmente a cuore riguarda le aree specifiche di competenza e di expertise. Si tratta di un tema su cui in Italia non c’è particolare sensibilità ma che all’estero è assolutamente sentito.

Pensare che un/una professionista sia (o debba essere) competente su ogni ambito della sua disciplina è decisamente poco credibile e dovrebbe costituire un primo segnale per cui dubitare della sua professionalità.

Un/una collega che si dichiari preparat* ad affrontare ogni tema e ogni quesito di tipo sessuologico è, nella migliore delle ipotesi, ingenuamente non consapevole di quanto gli/le resti da apprendere.

Le conoscenze scientifiche procedono in maniera così rapida che è materialmente impossibile pensare di potersi mantenere aggiornat* su ogni specifica area della sessuologia.

Questo è particolarmente vero quando il consulto viene richiesto da una persona che appartiene a un gruppo minoritario. In casi come questo è assolutamente ragionevole chiedere esplicitamente al/alla professionista se e in che modo abbia acquisito competenze specifiche per lavorare con persone LGBTQIA+ e quali linee guida e principi etici ispirino il suo lavoro con persone che appartengono a minoranze.

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